Un nuovo studio ha scoperto che il globalismo è forte e vegeto nel mondo degli affari internazionali, nonostante un periodo turbolento di conflitto commerciale e separazione politica. 

Il Global Connectedness Index (GCI), pubblicato da DHL, ha rilevato che i flussi internazionali sono stati più fluidi del temuto, con il barometro annuale del flusso globale di beni, capitali, informazioni e persone che ha mostrato solo un leggero calo generale per il 2018. 

Tuttavia, gli investimenti internazionali hanno subito un duro colpo, in parte a causa dei cambiamenti della politica fiscale statunitense volti a rimpatriare i guadagni detenuti all'estero. 

L'amministratore delegato di DHL Express, John Pearson, ha commentato che: "Sebbene le attuali tensioni geopolitiche potrebbero seriamente interrompere la connessione globale, questo aggiornamento del 2019 rileva che la maggior parte dei flussi internazionali è rimasta finora sorprendentemente resiliente.

“In definitiva, quello che stiamo vedendo oggi è l'evoluzione della globalizzazione, non il suo declino. I decisori devono stare attenti a non reagire in modo eccessivo a una forte retorica o ai titoli dei giornali".  

E sulle affermazioni secondo cui il commercio si stava spostando dalla globalizzazione al regionalismo, Steven Altman della NYU Stern School of Business detto che: “La nostra analisi non conferma una solida tendenza alla regionalizzazione. Invece, vediamo che la distanza media attraverso la quale i paesi commerciano è rimasta stabile dal 2012".

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"Sebbene le relazioni logoranti tra le principali economie potrebbero portare a una frattura lungo le linee regionali, un tale cambiamento non è ancora avvenuto in modo definitivo".  

Il rapporto GCI suggerisce che le prospettive per il 2020 rimangono stabili con solo un leggero calo delle previsioni sull'intensità degli scambi.